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01/11/2009

Chi ha incastrato i lavatori termali, togliendo loro le risorse finanziarie dei fondi previdenziali?
E come è possibile che fondi alimentati da trattenute sulle buste paga dei dipendenti, oltre che da versamenti obbligatori per le aziende, vengano meno al momento di assicurare gli attesi ammortizzatori contro la disoccupazione?
Il "mistero doloroso" per i 3500 dipendenti degli alberghi che non potranno usufruire dell’indennità prevista dall’Inps nel periodo di chiusura degli alberghi per l’assenza della parte finanziaria concorrente, assicurata proprio dai fondi degli "enti bilaterali", sollecita ora la curiosità del Saltae, il sindacato autonomo dei dipendenti alberghieri. Deciso a richiedere che sia reso pubblico il bilancio del fondo comune per capire come possa essere stato sprovvisto di un milione e mezzo di euro destinati ad affiancare i 7 milioni garantiti dall’Ente previdenziale per coprire 90 giorni di mancato lavoro dal 2009 sino al 2011.
Quella che fino al 1991 era chiamata comunemente "cassa albergatori", è alimentata con circa 2 euro e mezzo detratti mensilmente dalla busta paga di ciascun lavoratore. Tanto deve versare per ciascun dipendente anche ciascuna azienda.
Il "tesoretto" costituito nella cassa dell’ente bilaterale, costituito quindi per contratto, è gestito da una commissione, che ha potere ispettivo sul fondo. Composta da 12 persone, equamente ripartite fra imprenditori e rappresentanti del sindacato. E presieduta a turno, ogni sei mesi, da un loro esponente.
«Dovrà essere il presidente di turno - commenta Franco Penello, segretario del Saltae - a dirci come è stato gestito il fondo e perché ora le risorse per l’indennità di disoccupazione vengono meno. Se i sindacati confederali fossero o meno al corrente che le casse erano vuote. E soprattutto quante e quali aziende non l’abbiano finanziato».
Quando chiusero alberghi come il Caesar o il Montecarlo, si scoprì che gli imprenditori non avevano versato contributi per l’ente bilaterale da oltre un anno. Privando i lavoratori di risorse che spettavano di diritto. «Chissà - si chiede il Saltae - se tanti altri albergatori hanno fatto in questi mesi lo stesso, "accorgendosi" solo ora del bisogno di ricorrere alla cassa integrazione in deroga».